Scegliere gomme performanti è una mossa più green di quanto si potrebbe pensare. E brand come Michelin continuano a fare grandi passi avanti nel settore.

Quando si parla di mobilità e tutela dell’ambiente viene naturale pensare prima di tutto a metodologie che possano ridurre le emissioni dei gas di scarico, una delle principali cause di inquinamento. Se questo è fondamentale, lo è altrettanto sapere che gli sforzi non devono essere concentrati solo in questa direzione e che – anche se non sempre ci si pensa – la scelta degli pneumatici giusti è altrettanto centrale.
A confermarlo è anche uno studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che sottolinea come il 50% della produzione di polveri sottili da traffico sia dovuto all’uso di combustibili fossili, ma l’altra metà dipenda invece dall’usura di freni, asfalto e gomme. Queste ultime, infatti, non solo rilasciano nell’aria una quantità di particelle tossiche ogni volta che le si utilizza, ma incidono in maniera profonda sul rendimento della vettura e, di conseguenza, anche sui consumi di carburante che, con pneumatici vecchi o usurati, può crescere fino al 20%.
Un occhio di riguardo va riservato anche alla pressione delle gomme: se questa è sbagliata o troppo bassa, i consumi – così come l’inquinamento – sono destinati ad aumentare. Una ricerca ha cercato di quantificare gli sprechi: basta avere una pressione inferiore di 0,6 bar rispetto a quella consigliata per far aumentare l’impiego di combustibile del 4% e dimezzare la durata degli pneumatici, con tutto quel che ne consegue anche in termini di sicurezza.

Come orientarsi, allora, nella scelta degli pneumatici? Prima di tutto sapendo che esiste una classificazione europea che varia in base alle emissioni stimate di anidride carbonica delle gomme. La classe A è quella più efficiente, con emissioni inferiori di 120 grammi a chilometro; la classe G è, invece, quella meno performante, con una stima di oltre 225 grammi al chilometro di emissioni. Le differenze potrebbero sembrare minime o non sostanziali, ma basta allargare lo sguardo al medio-lungo periodo per rendersi conto di come, invece, le cose cambino, eccome. Un esempio per tutti? Se si percorrono 15mila chilometri all’anno con un’auto che viaggia per circa 15 chilometri con un litro, passando da pneumatici di classe G a classe A si possono risparmiare circa 90 litri di carburante in dodici mesi.

Meglio, quindi, affidarsi a pneumatici che non scendano mai sotto la classe B. E, perché no, scegliere le proposte di quei brand che dell’impegno green hanno fatto un loro punto di forza. Michelin, da questo punto di vista, è sicuramente uno degli esempi migliori. L’azienda, che da tempo punta a sviluppare tecniche meno impattanti dal punto di vista ambientale, già qualche anno fa ha annunciato di voler realizzare pneumatici composti per l’80% da materiale sostenibile entro il 2048, con un tasso di recupero del 100%.
E non solo: entro il 2024, grazie alla collaborazione con General Motors, verrà commercializzato il prototipo Uptis, il primo pneumatico senz’aria, destinato a rivoluzionare il settore e con un impatto decisivo anche sull’ambiente. Soprattutto se si tiene conto che, ogni anno, nel mondo, 200 milioni di pneumatici vengono smaltiti prima del tempo a causa di forature e danneggiamenti.
Da non dimenticare, infine, che Michelin si ispira in tutte le sue azioni all’Agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, che racchiude gli obiettivi da raggiungere entro il 2030. Per il brand, in concreto, questo si traduce in un’azione orientata a 360 gradi – dalla progettualità al lavoro in fabbrica – che unisce innovazione, responsabilità sociale e ambientale.