Le città e i borghi della penisola sono attraversati da “mini Transformers” su tre ruote che, spiegando sorprendenti attrezzature meccaniche, conquistano l’attenzione del pubblico diffondendo tentazioni per peccati di gola.

APEversatilità.
Nel 1947 la Piaggio mette in commercio la prima Ape, un motofurgone ideato per il trasporto merci composto da una Vespa 125 con tre ruote e un piccolo cassone da carico che passa quasi dappertutto, anche nei vicoli degli antichi borghi e dei centri storici delle città d’Italia, con strettoie connotate da sinuosità e curve a gomito impossibili e salite e discese da brivido. L’Ape, questo piccolo grande lavoratore, diventa subito oggetto della creatività popolare che vi applica le soluzioni tecniche più incredibili per adattarlo a negozio ambulante, magazzino mobile e vetrina di vari tipi di merce ottenendo risultati sorprendenti, anche sotto il profilo estetico e comunicativo. Un settore particolarmente creativo nell’uso dell’Apecar come veicolo per il commercio ambulante è quello del cibo di strada, che in Italia è sempre stato in voga, ben prima che fosse indicato con il nome modaiolo di street-food. Siamo talmente abituati alla presenza dell’Ape su tre ruote che non badiamo più allo sfrecciare di Apebar, Apecaffé, Apegelaterie, Apepizzerie, Aperistoranti, Apesushi… C’è chi è riuscito a trasformare la minuscola Ape in una pizzeria ambulante con forno a legna.

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You don't need a silver fork to eat good food. [Paul Prudhomme]
“Non serve una forchetta d’argento per mangiare buon cibo”. Lo street food è di moda e gli ambulanti che vendono porchetta, piadine, hot dog e salamelle devono fare i conti con nuovi concorrenti che propongono, sì, cibo da consumare velocemente, ma di qualità. Ciò avviene perché la globalizzazione sta cambiando i modi e i luoghi di consumo in tutto il mondo: cresce la richiesta di genuinità degli ingredienti nonché la voglia di scoprire ogni giorno un altro pezzo della cucina della tradizione, sia la propria sia quella degli altri, magari reinterpretata da chef famosi. Perfino alcuni ristoranti stellati Michelin hanno scelto l’Ape per portare in strada la propria cucina: Cristina Bowerman per esempio usa un Ape a cui ha dato nome Romeo. Lo street food insomma va di moda, offre una qualità sempre più elevata a prezzi accessibili e trova un consenso crescente. Alcune città organizzano eventi e festival street food che propongono sia i classici della tradizione italiana sia le novità derivanti dalla nuova società multiculturale e multietnica, richiamando folle di appassionati. Conoscere e apprezzare la cucina nazionale e internazionale, esotica ed etnica, conoscere e scegliere i luoghi in cui mangiare fuori è diventato, ora più che mai, un modo di esprimere la propria personalità e la propria cultura. In questo scenario l’Ape prende forme nuove e inedite per conformarsi alla tendenza; alcune aziende si sono specializzate negli allestimenti dell’Ape per il commercio ambulante ottenendo ottime funzionalità con il minimo di volume. Parcheggiata nei luoghi più impensabili l’Ape Food Trucks continua a diffondere tentazioni golose.


Chi ama il cibo di strada può trovare un’ottima rassegna dei migliori 65 Ape food trucks italiani nell’articolo di Valentina Lupia su scattidigusto.it. Altre 22 interessanti recensioni di Ape, camion e food trucks italiani nell’articolo di Cristina Scateni su Dissapore.com. In entrambi gli articoli belle fotografie, sintesi delle proposte culinarie e presentazione dei cuochi ambulanti.
“Prima si mangiava per strada perché le case erano piccole, spesso invivibili, dei rifugi e non le dimore con tutti i comfort che abbiamo oggi. La strada era luogo di lavoro, di relazione, avveniva tutto lì. Oggi mangiare fuori è divenuto non solo uno status symbol ma anche il vettore attraverso il quale comunichiamo agli altri i nostri valori alimentari, non a caso esiste un’insegna per ogni nostra passione culinaria”.
[Lucia Galasso - Antropologa dell’alimentazione]
Il successo internazionale della pizza all’italiana cotta nel forno a legna viaggia su quattro ruote. Tre casi in cui l’intraprendenza e la creatività portano dritte al successo.
Due ragazzi italiani, Nicola e Stefano, dopo essersi trasferiti a Berlino hanno avuto l’idea di una pizzeria itinerante e hanno adattato un camion dando vita a Zerostress Pizzatruk. «L’idea di chiudermi in una cucina non mi attirava, adoro viaggiare e mi piace scoprire posti nuovi». Dopo il successo della loro pizza al Fusion Festival di Mecklenburg si posizionano nei pressi di molti concerti di musica elettronica e hanno aperto un locale stabile a Berlino.
In Florida Rick Siegel ha recuperato un vecchio camion dei pompieri abbandonato in un giardino per trasformarlo in Ginger, una pizzeria ambulante con forno a legna in cui cuoce «la vera pizza napoletana», rispettando rigorosamente la ricetta partenopea e utilizzando pomodori e farina importati dall’Italia.
A San Francisco Jon Darsky porta in giro la sua Pizzeria Del Popolo, un camion abilmente trasformato in cui può fare pizze dalla cottura perfetta; la sua margherita biologica e diventata famosa, ai festival e ai concerti riesce a sfornarne fino a tremila. «Volevo portare in città la pizza come si mangia in Italia e servirla su un camion, all’ora di pranzo».