Bessie Stringfield, la prima donna afro-americana che negli anni Venti sfida le barriere razziali e di genere per correre in sella ad una Harley Davidson; un’eroina su due ruote che diventa un idolo per intere generazioni successive di bikers.

Siamo a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, in un contesto socio-culturale dove gli effetti della Grande Depressione e del razzismo ancora parecchio diffuso si fanno sentire soprattutto sulle persone appartenenti a diverse etnie e sulle donne. Bessie ha contribuito ad abbattere in parte queste barriere di pensiero, trovando la propria strada e la propria libertà in sella ad una Harley Davidson.
“Le brave ragazze non vanno in moto”.
Bessie viene subito identificata dai contemporanei come il prototipo della “cattiva” ragazza maschiaccio, che a tutto pensa tranne che alle occupazioni riservate alle donne della sua epoca. Nata nel 1911, molto probabilmente in North Carolina, si trasferisce presto a Boston, dove rimasta orfana a soli 5 anni viene cresciuta da una ricca zia irlandese cattolica. All’età di 16 anni incontra l’amore più grande della sua vita, la moto, che gli viene regalata da un vicino di casa che l’ha presa sotto la sua ala protettiva; si tratta di una Indian Scout che lei inizia a padroneggiare fin da subito molto bene. A 19 anni decide la destinazione dei suoi viaggi affidandosi al lancio di una moneta sulla mappa. All'inizio degli anni Quaranta ha già intrapreso diverse avventure solitarie su lunga distanza in tutti gli Stati Uniti: per guadagnare qualche soldo si esibisce in varie acrobazie motociclistiche durante gli spettacoli di carnevale. Il colore della sua pelle le rende perennemente la vita difficile, molti le negano una sistemazione notturna e si ritrova spesso a dormire in compagnia della sua moto alle stazioni di servizio.
“I knew the Lord would take care of me and He did. If I found black folks, I’d stay with them. If not, I’d sleep at filling stations on my motorcycle.”
“Sapevo che il Signore si sarebbe preso cura di me e così ha fatto. Se trovavo gente di colore, mi fermavo con loro. Se no, dormivo nelle stazioni di servizio accoccolata sulla mia motocicletta”.
Tratto dalla biografia di Bessie Spriengfield “Hear Me Roar: Donne, motocicli e il Rapture of the Road” - Ann Ferrar 1996
Una motociclista donna nell’esercito.
Durante la seconda guerra mondiale, dopo aver superato un rigido addestramento, lavora per 4 anni nell’esercito americano come “motociclista civile”, attraversando gli USA con la sua Harley-Davidson 61 blu per ben 8 volte. Impara presto a costruire ponti improvvisati di rami di corda e alberi per attraversare le paludi, mentre le sue missioni tipicamente da uomo la portano a scontrarsi di continuo con duri pregiudizi razziali, che affronta con coraggio e consapevolezza.
“If you had black skin, you couldn’t get a place to stay”.
“Se avevi la pelle nera, non riuscivi a trovare un posto in cui passare la notte”
Tratto dalla biografia di Bessie Spriengfield “Hear Me Roar: Donne, motocicli e il Rapture of the Road” - Ann Ferrar 1996
La regina dei motociclisti di Miami.
Negli anni Cinquanta Bessie si trasferisce nella periferia di Miami, in Florida. Anche qui le autorità le danno del filo da torcere intimandole inizialmente che "le donne nere non sono autorizzate a guidare le motociclette". Dopo essere stata ripetutamente arrestata per la sua “condotta libertina”, dimostra una volta per tutte alla polizia locale la sua abilità in sella, esibendosi in un parco davanti al capitano, da cui ottiene il permesso di guidare liberamente. Da questo momento in poi la Stringfield attira l’attenzione della stampa locale che inizia ad interessarsi alle sue esibizioni, soprannominandola dapprima "The Negro Motorcycle Queen" e successivamente "The Motorcycle Queen of Miami".
Un posto nella AMA Motorcycle Hall of Fame.
La passione e la tenacia di Bessie Stringfield le hanno fatto guadagnare nel 2002 un proprio spazio dedicato all’interno del museo della AMA Motorcycle Hall of Fame, situato vicino a Columbus, nell’Ohio, un luogo che celebra tutte le personalità che hanno contribuito allo sport motociclistico.