Una gara di 160 km con temperature vicine allo zero a bordo di un’auto storica senza riscaldamento e senza alcuna protezione dalle intemperie. Il 3 dicembre 2017 Claudio Zucchelli e Andrea Biasia si lanceranno in una gara di regolarità sulle montagne bergamasche pilotando una Caterham Super Seven del 1992.

Tutto
nasce da una telefonata del mio amico Claudio Zucchelli:
"Cosa ne diresti di usare la mia Catheram Super Seven per
disputare insieme la rievocazione storica della Coppa della
Presolana?" Lì per lì la prendo come una battuta ma Claudio
incalza: "abbiamo appena finito il
restauro e mi piacerebbe provarla". A quel punto capisco che non
sta scherzando e nella testa si affollano immagini della gara: la
parete sud della Presolana, gli strapiombi umidi sul versante della
Val di Scalve, rocce argentate, gli abeti e i prati di Bratto,
salite e versanti scoscesi… sequenze di tornanti, neve… ghiaccio.
Parliamo di una gara di circa 160 km in alta montagna, il 3 Dicembre,
con temperature nella migliore delle ipotesi prossime allo zero
guidando un’auto storica scoperta. Mi torna in mente la Mille
Miglia di qualche mese fa, quando con l’amico Alessandro Franzi
ho percorso la seconda tappa sotto la pioggia battente; un diluvio.
Sento già l’aria gelida e sferzante della Presolana sul volto….
Ok ci sto! La sfida è irresistibile.
[Andrea Biasia]
In montagna d’inverno con una Catheram Super Seven scoperta.
Se da un certo punto di vista la Catheram Super Seven può sembrare alquanto bizzarra, date le dimensioni contenute, l'altezza da terra e la posizione quasi sull'asse posteriore del pilota e del copilota, le sorprese vere arrivano quando ci si siede al volante e si comincia il viaggio: l'esperienza di guida su questo tipo di auto è qualcosa di veramente inconsueto.
Scordatevi la normalità e ancor meno il comfort e i dispositivi di controllo delle moderne “supercar”, qui sembra di stare proprio su una monoposto da pista, con la differenza che viaggiando su strade comuni bisogna fare i conti con buche, dossi e ostacoli di ogni tipo. Inizialmente l’esperienza è traumatica soprattutto per la reattività dello sterzo alla minima variazione di angolo, la sensibilità di risposta dell'acceleratore e l'assetto molto rigido: il pilota si sente tutt'uno con l'auto e con la strada, complici anche le cinture a 4 punti. Ogni minima imperfezione dell'asfalto è trasmessa all’autista e la vettura reagisce in modo stupefacente ad ogni gesto del guidatore; è necessaria un’attenzione assoluta. Il terreno ideale per questa autovettura è la pista, per questo, in vista della partecipazione alla gara sulla Presolana, Claudio Zucchelli ha fatto un grande lavoro sull'assetto, sulle molle e gli ammortizzatori per cercare di rendere l'auto più alta possibile da terra, meno “scorbutica” e più gestibile sui percorsi accidentati. Gli pneumatici Michelin e la competenza specialistica del Centro Euromaster hanno apportato un contributo fondamentale.
