Clara ha deciso di “catapultarsi” dall’altra parte del mondo, sola. Vuole camminare a piedi nudi lungo la quiete dei fiumi, tra la folla brulicante che sopravvive alla globalizzazione, nel tiepido silenzio di un riparo notturno, laddove i pasti frugali e i sorrisi smettono di essere fast food e bon ton per ritornare ad essere vita.

La rassicurante [a]normalità di una vita già tracciata, tesa verso un traguardo di supposte sicurezze e felicità può inquietare ben più dell’avventurarsi nell’incertezza, del fare i conti con i problemi materiali di dormire, mangiare e lavarsi in un luogo estraneo in cui nulla è scontato e sicuro. Si dirà che già Rimbaud e Gauguin e migliaia di occidentali hanno scelto la via dell’esotico nel tentativo di risolvere la crisi dell’Io, e si dirà che ben altre avventure di viaggio attendono la moltitudine di persone che nel nostro tempo devono intraprendere un viaggio in senso inverso, migrando in Occidente per sfuggire a fame e guerra, e si dirà pure che un conto è esplorare il mondo sapendo di poter tornare e un altro conto è dover tagliare i ponti con il passato. Nondimeno Clara è partita per il Sud-est asiatico e viaggia sola, vuole esplorare il mondo per trovare se stessa, con determinazione, con semplicità e il fascino della sua avventura è irresistibile e noi vorremmo essere là con lei a vivere l’incertezza.
Ho 22 anni ed ho preso un biglietto di sola andata per il Sud-est asiatico. Perché? Forse la vera domanda è: perché no? Ho finito l’università, lavorando, un ciclo si chiude e sta per iniziarne un altro che prevede che io diventi infermiera, donna, fidanzata, peccato che non mi senta pronta; non del tutto. Sento che al momento non riuscirei a dare il massimo, che mi manca qualcosa: quel pizzico di pepe in più, quella consapevolezza, quella spinta valoriale ed emotiva che rende tutto prezioso. Bertrand Russel diceva: "non morirei mai per le mie idee perché potrebbero essere sbagliate" e anch’io non vorrei mai vivere un solo posto, una sola cultura, intraprendere un percorso senza uscite: voglio per ora incontrare più gente, fare più esperienze, conoscere il mondo da diverse angolazioni, sperimentare condizioni di esistenza diverse. Voglio avere più consapevolezza di me, della vita. Soprattutto non voglio diventare come molti che mi stanno accanto che hanno paura del “diverso”. Così ho deciso di fare un viaggio, da sola, senza programmi e calendari prestabiliti, di catapultarmi dall’altra parte del mondo, senza ancoraggi, seguendo solo quella voce nella mia testa che ora mi chiama in quel certo posto ora in quell’altro. Viaggiare sola mi piace perché mi fa apprezzare le piccole cose, mi fa constatare i miei limiti e mi fa sentire umile quando ho bisogno di chiedere aiuto ad uno sconosciuto (e sicuramente ce ne sarà bisogno); perché in mezzo ad una folla di sconosciuti mi sento parte del tutto, mi sento veramente “io”. Ho paura? Si ho paura. Temo, dovendo contare solo sulle mie forze, di non farcela, ma amo viaggiare sola perché mi apre la mente, mi spinge verso l'altro. Sì, un viaggio da sola è proprio quello che mi ci vuole.
Clara ci ha lasciato un’intervista frugale ed ha promesso di inviarci alcune cartoline che raccoglieremo qui in Euromaster LIFE.
Leggi il diario di CLARA VIAGGIA SOLA