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Gli alberi di Ta Prohm

Le pietre che testimoniano la precarietà.

Clara ha fotografato alcuni degli alberi che ad Angkor intrecciano le radici e i rami con le pietre di templi costruiti 1000 anni fa. L’energia vitale della natura ingloba costruzioni e sculture imponenti, una visione abbacinante che suggerisce una riflessione sulla precarietà delle società umane.

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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini

Furono i portoghesi a portare in Europa le notizie di una favolosa città di pietra nascosta nella giungla in Indocina, era il XVI secolo, ma sono stati i francesi, nella seconda metà del XIX secolo a diffondere resoconti precisi sulle meraviglie della città perduta. 

La vastità del sito archeologico, 400 chilometri quadrati, la quantità dei templi e delle sculture e soprattutto la loro qualità monumentale e artistica sono tali da incrinare ogni residua illusione eurocentrica: l’estremo oriente, che oggi sta riconquistando il proprio ruolo di protagonista nella storia, mostra ad Angkor uno degli episodi eclatanti della sua grandezza passata e della sua civiltà plurimillenaria. Ci fu un tempo in cui Angkor, fra il IX e Il XII secolo, era la più grande città del mondo, con un milione di abitanti. Centinaia di templi e migliaia di sculture colossali ne testimoniano la grandezza. 
La civiltà Khmer si sviluppò a partire dalla fine del VI sec., nell’ottavo secolo d.C. Jayavarman II (802-850) si proclamò Re del Mondo dando inizio a un impero che durò più di 600 anni, fino alla seconda metà del XIV sec., e che si estese su un vasto territorio comprendente l’odierna Cambogia, la Thailandia e parte del Laos e di Myanmar. Angkor era il sistema urbano centrale di questa civiltà e il nucleo della sua vita politica, religiosa e culturale. La religione induista prima e poi quella buddista vi hanno lasciato testimonianze d’arte e architettura straordinarie. La civiltà khmer finì nel 1431 con l'invasione dei Thai, il complesso urbano di Angkor venne abbandonato e la foresta tropicale ne ricoprì rapidamente ogni traccia. Nel recupero del sito archeologico l’École française d'Extrême-Orient ha deciso di conservare una testimonianza del “pittoresco” intreccio fra la vegetazione e le rovine dei templi e alcuni degli alberi che vegetano nel tempio Ta Prohm non sono stati rimossi.

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Angkor Ta Prohm ( Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini

Alcuni Ficus magnolioides (Ficus strangolatori) e altri alberi che appartengono alle specie Tetrameles nudiflora continuano ad avviluppare le pietre scolpite in un lento ed inesorabile processo di riappropriazione degli spazi che l’uomo un tempo aveva sottratto alla natura. Uno scenario unico, che oggi attira e affascina migliaia di turisti. 

Dopo i rivolgimenti del 1989 alcuni descrissero il presente come unica possibilità delle società moderne, come fine ultimo e punto insuperabile della storia. Oggi, davanti alle grandi difficoltà economiche e sociali dell’ultimo decennio, ritorniamo a chiederci quale sarà il futuro che ci attende e a interrogarci sull’efficacia del sistema sociale in cui viviamo. Le certezze hanno lasciato il posto all’inquietudine. 
Collasso è il nome che Jared Diamond ha dato a un suo famoso libro, in cui analizza i processi che hanno portato alla scomparsa delle antiche civiltà, individuando le cause principali nel degrado ambientale, nel cambiamento climatico, nel crollo economico e nelle avversità dei popoli vicini; soprattutto nell’incapacità culturale e politica di affrontare i problemi. Sono tante le civiltà del passato che parevano solide e che invece sono scomparse in breve tempo. Jared Diamond si chiede se quanto è avvenuto molte volte in passato possa accadere anche oggi. 
Queste immagini che Clara ci ha inviato da Angkor sollevano la medesima domanda. 

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Forse chi ha ideato i templi di Angkor pensava con apprensione alla giungla che aveva estirpato, per questo li ha costruiti così grandi, immensamente belli. La natura ha riconquistato il territorio che l’uomo gli aveva sottratto, ma non ha voluto distruggere ciò che i costruttori Khmer avevano deciso che sarebbe durato per sempre.

Clara Premarini
Dal diario di CLARA VIAGGIA SOLA – Cambogia Febbraio 2017.

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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini
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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini
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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini
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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini
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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini
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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini
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Angkor (Cambogia) | Febbraio 2017 | © Clara Premarini

Una scheda sintetica su Angkor è rintracciabile sul sito non viaggio mai abbastanza all’articolo I templi più belli di Angkor.

Il tempio Ta Prohm fu usato come location cinematografica nel film Tomb Raider, il noto film del 2001 diretto da Simon West, con Angelina Jolie nel ruolo di Lara Croft.