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Chicago Blues

La musica dei diavoli blu

"To have the blue devils". Avere i diavoli blu significa essere triste. Nel Blues il musicista libera la tristezza e la trasforma in un impulso di energia vitale. Una liberazione.

Maceo Parker Blues
Buddy Guy’s Legends Chicago, Usa © Mararie 2012 | Flickr | CC 2.0

La malinconia sospesa

Chicago, primi decenni del Novecento. La metropoli in cui esplodono i colpi di pistola sparati dai gangster di Al Capone diventa una meta della migrazione afroamericana. Dai campi del Delta del Mississippi una massa di persone si muove in cerca di lavoro, con la speranza in un futuro migliore. Ad attenderle, su nel nord, trovano le fabbriche; dopo secoli di schiavitù ai negri tocca la proletarizzazione. Come tutti i migranti che cercano di sfuggire alla povertà portano un carico di memorie collettive, di modi di vivere e interpretare l’esistenza e il mondo, modi che vogliono preservare. Con ostinazione. Sono quegli elementi che mantengono l’identità, che aiutano i migranti a riconoscere i compagni di sventura e di avventura; ancoraggi emotivi, prima ancora che culturali, necessari per affrontare il mondo ostile che li attende. Nel bagaglio degli afroamericani c’è una musica particolare, il Blues. Nel Blues riaffiora il dolore accumulato in secoli di sottomissione violenta, vissuta, letteralmente, sulla propria pelle, non a caso il termine “blues” trova le sue radici in un modo di dire ben preciso: "to have the blue devils" (avere i diavoli blu) che significa essere impossessato dalla tristezza. Il Blues sembra sgorgare dalla terra, attraverso delle note malinconiche, ma è una malinconia sospesa giacché non vi è nulla a cui tornare nel passato, se non in quello degli avi nella terra d’origine. Ma quello è un passato dimenticato da generazioni, un passato che riemerge solo cantando e suonando, nel DNA musicale. Ecco che nel Blues scorre anche tutto l’orgoglio di [ri]conquistarla, quell’identità: un orgoglio che trasforma la tristezza da un lamento fine a se stesso in un impulso alla rivolta, come in una sorta di catarsi che spinge l’artista ad affrontare la vita, piuttosto che a subirla. E Chicago fa da palcoscenico a quei musicisti blues che diventeranno in seguito una leggenda.

Chicago Blues Rosas Esterno
© Connie Ma 2013 | Flickr | CC 2.0

BLUES LIVE. I locali indimenticabili di Chicago

Non si sa mai chi si può incontrare in un locale blues, addirittura puoi avere un faccia a faccia con star del cinema e della musica come Johnny Depp, Mel Gibson, Ron Wood, Robert Randolph, solo per citarne alcune. Quando entri in un locale blues varchi la soglia di uno spazio intimo, dove tutti entrano in connessione tra loro attraverso suoni e voci che schivando il fumo, i rumori in sottofondo del bancone e le luci soffuse vengono a rovistarti l’anima. Seduto su un piccolo divanetto, non senti più la distanza tra te e gli altri, e i musicisti che improvvisano su quel piccolo palco ti sembra quasi di conoscerli da una vita.

La House of Blues (al 329 N Dearborn St.) situata nel complesso di Marina City e aperta dal 1996, è uno dei locali che permette ai fan di vedere dal vivo alcuni dei più grandi nomi della musica in un ambiente incredibilmente evocativo, un vero e proprio tempio della musica Black. Ogni sera su questo palco si esibisce un artista diverso ed è proprio il suo continuo cambiamento a rendere questo luogo ancora più magico. Nacque sulla scia dell'avventura dei Blues Brothers e ancora oggi ogni anno Dan Aykroyd torna ad esibirsi.

Chicago Blues Buddy Guys
Buddy Guy’s Legends Chicago, Usa © Connie Ma 2013 | Flickr | CC 2.0

Un altro luogo di culto è il Buddy Guy Legends (al 700 S Wabash Ave.), gestito direttamente da Buddy Guy in persona, uno dei migliori chitarristi blues della storia. Qui è assolutamente possibile che sia lui stesso a servire i clienti al bancone e a prendere parte ai tanti concerti ospitati nel suo locale. Il locale è anche una sorta di museo dove si possono ammirare alle pareti le chitarre più prestigiose con sotto i nomi di illustri musicisti. 

Chicago Blues Rosas Interno
Simone Quattrociocchi | Wikimedia | pubblico dominio © Connie Ma 2013 / www.flickr.com

Il Rosa’s Lounge (al 3420 W Armitage Ave.) è un locale a conduzione famigliare aperto nel 1984 da un immigrato italiano, Tony Mangiullo, arrivato a Chicago nel 1978, dopo l’incontro con Wells e Buddy Guy a Milano. Il nome Rosa è in onore della madre che lo aveva seguito per aiutarlo. Gli stili jazz ospitati dal Rosa’s spaziano da leggende tradizionali come David Honeyboy Edwards, Homesick James e Pinetop Perkins a modernisti come Billy Branch, Melvin Taylor e Sugar Blue, attirando anche figli di seconda generazione del blues come Eddie Taylor jr e Lurrie Campana. Per questo è stato nominato dal New York Times come la mecca del blues a Chicago.

Il Checkerboard Lounge (al 43rd Street Bronzeville) dal 1972, quando è stato aperto da Buddy Guy fino alla sua prima chiusura nel 2003, ha mantenuto un'atmosfera accogliente, con una serie di clienti abituali, artisti e personaggi più grandi della scena blues. L'evento che ha portato il locale sulla mappa internazionale è stata una visita dei Rolling Stones nel 1981, dopo un concerto a Chicago. La serata è stata ripresa dal vivo. Anche se Buddy Guy ha venduto il club nel 1985 questo ha continuato a ospitare una lista costante di sostenitori del blues, come Lefty Dizz. I principali musicisti blues, tra cui il fratello defunto di Buddy, Phil Guy, continuarono a frequentare abitualmente il club intrattenendo la folla riunita con una serie infinita di pezzi tratti dal repertorio blues. Negli anni Novanta divenne banco di prova per i giovani musicisti intenti a rompere nella scena blues e trampolino di lancio per una nuova generazione.  Dopo la chiusura del 2003 ha riaperto in Hyde Park nel 2005 ma è stata definitivamente chiuso nel settembre 2015, dopo la morte del proprietario LC Thurman.

Il B.L.U.E.S. (al 2519 N Halsted St.) è stato nominato miglior club del blues a nord di Chicago. Ospita artisti soprattutto locali come Lil Ed, John Primer, Eddie Shaw, Vance "Guitar" Kelly e Pistol Pete. L'atmosfera è accogliente e intima. 

Il Blue Chicago (536 N. Clark Street) dal 1985, è un locale dove lo stile Chicago Blues raggiunge la sua massima espressione. Situato nel cuore del quartiere dei divertimenti a nord del River, gli artisti che vi si esibiscono di solito sono Shirley Johnson, Peaches Staten, Nellie “Tiger” Travis, Laretha Weathersby, Charlie Love, Demetria Taylor, JW Williams, Claudette Miller, Tenry Johns e John Primer.

Oltre ai locali ci sono altri luoghi che ricordano il blues. Basta camminare lungo quel che resta di Maxwell Street, respirare l'aria di Canal Street e del suo mercato o girare attorno al palazzo della Chess Records, o ancora scivolare tra i vicoli del South Side.  Passando sotto i piloni del "Loop", la ferrovia sopraelevata della città, è possibile che riviviate la scena dell’inseguimento dei Blues Brothers, magari intonando le note di Sweet Home Chicago.

Life Callout

Somebody’s Sleeping In My Bed 

Somebody, been sleeping in my bed.
(That's a bad thing to say but I think it's true)
Somebody, been sleeping in my bed.
I know I should have been there,
but I was someplace else instead.

(Yes, and that's what makes it so bad).
I had myself a real good woman, to hear my every call ...

Qualcuno ha dormito nel mio letto
Qualcuno, ha dormito nel mio letto.
(è una cosa una brutta cosa da dire, ma penso che sia vero)

Qualcuno, ha dormito nel mio letto.
So che avrei dovuto essere lì,
ma ero da qualche altra parte, invece.

(Sì, e questo è ciò che lo fa suonare così male).
Ho avuto io stesso una donna vera e reale, per sentire ogni mia chiamata

[Lyrics di Buddy Guy - Album: Bring ‘em In, Skin Deep Anthology]

Un secolo di Chicago Blues

Negli anni Venti grandi interpreti si esibiscono nei locali di Chicago per poi affacciarsi sulla scena internazionale: ricordiamo i chitarristi Muddy Waters, Buddy Guy, Howlin' Wolf e Big Bill Broonzy, i pianisti Big Maceo, Sunnyland Slim, Jimmy Yancey, Meade "Lux" Lewis, Albert Ammons, Blind John Davis e Otis Spann, gli armonicisti Sonny Boy Williamson I, Sonny Boy Williamson II, Little Walter e Junior Wells. 
Con il tempo il blues importato dal Mississippi, a contatto con la metropoli, acquista una personalità nuova, tanto da portare intorno agli anni Quaranta al delinearsi di un nuovo stile, il Chicago Blues, che utilizza pochi strumenti tra i quali chitarra elettrica, armonica a bocca, pianoforte, batteria e basso (più tardi verranno usati anche basso elettrico e sassofono). Questo tipo di blues è probabilmente il più famoso ed ascoltato e anche quello che rappresenta meglio il blues live nei club: un locale con un piccolo palco dove i musicisti improvvisano. 
Negli anni Cinquanta si diffonde il primo blues elettrico, il cui esponente principale è il gruppo di Muddy Waters. Dalla fine degli anni Cinquanta compare una generazione di chitarristi che si ispirano a B.B. King il cui modo di suonare, a corda singola, facilita la definizione del sound della chitarra blues moderna. 
La cultura nera influenzerà a tal punto quella bianca che si verrà a creare un nuovo tipo di musica, la hillbilly music, apprezzata dai giovani per la sua velocità e il tipico vocabolario afroamericano. Negli ultimi decenni le nuove generazioni si sono contraddistinte per la loro capacità di fondere generi come hard rock, country e addirittura jazz traendo ispirazione dalla ricca tradizione blues.