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I giardini di Marrakech

Tra il rosso delle mura e il verde lussureggiante dei giardini Majorelle

I muri rossi di Marrakech celano antichi giardini, oasi di pace lussureggianti che ci riportano indietro nel tempo facendoci immaginare gli splendori delle antiche civiltà islamiche.

Piazza Marrakech
Djemaa el-Fna in Marrakech © Michael Camilleri / Flickr

1919. Il pittore francese si dà alla botanica.

Delirio cromatico di stoffe, tappeti. Vicoli impregnati di sentori di oli e di spezie. Profumi antichi. Se non fosse per gli squilli dei cellulari e per l’abbigliamento dei turisti Marrakech sembrerebbe una città d’altri tempi. In questa città brulicante di gente indaffarata i Giardini Majorelle sono un’oasi di pace e natura sorprendente in cui farsi accarezzare dall’ombra delle fronde, uno scrigno che custodisce piante rare. La vicenda del parco inizia nel 1919, quando il pittore francese Jacques Majorelle si stabilisce nella Medina, nel centro della città; dal suo amore per la botanica nasce l’idea di creare un giardino cinto da mura, ispirandosi a quelli islamici, con acque che scorrono al centro in geometrie irresistibili.

8.000 metri quadrati di eden e una villa Art Dèco.

Chi visita i giardini Majorelle percorre i vialetti profumati di una vera e propria opera d’arte, lo sguardo si perde tra palme, cactus, noci di cocco, banani, aloe, bamboo, gelsomini, ninfee, distese di bougainville rosse e viola e un’infinità di altre specie. Nella serenità che deriva dallo scorrere delle acque in fontane e laghetti è possibile abbandonarsi al cinguettio di Bulbul, merli, passeri, pettirossi, cinciallegre, ballerine bianche, zigoli, codirossi spazzacamino, pigliamosche e altre specie di uccelli. 

1937. Il blu di Majorelle.

Nel 1937, Majorelle, affascinato dal colore che era ed è tuttora usato sui monti dell’Atlante per dipingere le cornici delle finestre o i muri di case e villaggi berberi, affina la modalità di ottenere quella tinta straordinaria e dà origine a quello che in Europa diventerà famoso come il Blu Oltremare, il Blu cobalto di Majorelle. Il Blu Cobalto ha una saturazione cromatica tale che, quando viene illuminato dal sole del Marocco, diventa abbacinante. L’intensità blu dei muri della villa imprime un’emozione indelebile negli occhi e nella memoria. 

Il giardino di Majorelle apre al pubblico nel 1947, ma quando il pittore muore la proprietà rimane abbandonata. Nel 1966 lo stilista francese Yves Saint Laurent e il suo compagno Pierre Bergé scoprono e decidono di acquistarla e restaurarla. 
All’interno dei giardini il Museo di Arte Islamica, dove sono esposti vestiti, oggetti di uso quotidiano, oggetti religiosi e numerosi bellissimi gioielli, soprattutto di arte berbera.  

Marrakech Ville Majorelle
© Viault 2010 - 2011 / Mediawiki - Evan Bench 2008 / Flickr - Guled Ahmed 2016 / Flickr
Life Callout
Marrakech Blu Cobalto
[Blu cobalto]
Marrakech Le Jardin Des Majorelle
© Viault 2011 / Mediawiki

Fra mura di argilla le geometrie dei Giardini Agdal.

Agdal è un termine berbero che significa prato racchiuso da muri. Questo grande giardino di 400 ettari, circondato da muri di argilla umida, nel XVI secolo era un rigoglioso frutteto di Marrakech con più di 66.000 alberi da frutto. Ancora oggi le passerelle guidano i visitatori tra filari di ulivi, viti, melograni, pruni, peri, mandorli, gelsi, giuggioli, aranci, fichi, limoni e albicocchi. 

L’idillio amoroso dei Giardini della Ménara 

Un luogo idilliaco, poco lontano da piazza Jamaa el Fna. Coltivato con più di venti varietà di piante di ulivo e un laghetto artificiale sul quale si affaccia il padiglione della dinastia Sa’didi (XVI secolo). A Marrakech si bisbiglia che i sultani si incontrassero qui con le loro amanti.