Un caffè simbolo della Trieste dall’anima “mitteleuropea”, dove grandi scrittori hanno trovato l’ispirazione per le loro opere e dove il profondo legame della città con il suo “oro nero” diventa tangibile.

La parola “caffè” a Trieste non identifica un luogo fisico o una tazzina di liquido nero, piuttosto un “luogo dell’anima”, indefinito, inafferrabile come un aroma. Il Caffè Tommaseo - in Piazza Niccolò Tommaseo 4c, a pochi passi da Piazza Unità d’Italia e dal Teatro Lirico Giuseppe Verdi - è un “tempio” del rito del caffè; un elegante locale storico in cui regna una quiete d’altri tempi.
La “piccola Vienna” sul mare diventa la città del caffè.
Trieste è città mitteleuropea: la sua identità di frontiera l’ha resa permeabile a culture diverse che si sono mescolate ed arricchite a vicenda nel corso dei secoli. Il dominio austriaco iniziato nel medioevo e l’assoggettamento agli Asburgo dal Settecento la portano a svilupparsi come grande centro di scambi internazionali ma soprattutto come porto franco per l’importazione del caffè. A cavallo fra Ottocento e Novecento la città diventa il luogo d’incontro di intellettuali ed artisti di ogni parte del mondo: i tavoli dei numerosi caffè che costellano le strade del centro diventano luoghi di disquisizioni letterarie e dibattiti politici che accendono gli animi di scrittori e patrioti protagonisti dei moti risorgimentali e dei movimenti irredentisti. In questi locali storici, considerati vere e proprie istituzioni cittadine, ancora oggi la gente sosta a lungo per trattare affari, leggere giornali e conversare.
Da Caffè dei Negozianti a Caffè Tommaseo a monumento storico e artistico.
Il Caffè Tommaseo è uno dei più antichi e prestigiosi di Trieste e dal 1954 viene tutelato come monumento storico e artistico. La data di nascita del locale non è certa, è comunque sicuro che la sua fortuna ha inizio nel 1830, quando il padovano Tomaso Marcato giunge a Trieste a caccia di affari. È così che Caffè Tomaso rimpiazza l’ex Caffè dei Negozianti, così chiamato perché situato appunto in Piazza Mercanti, oggi Piazza Niccolò Tommaseo. Il Marcato, appassionato di arte, affida le decorazioni degli interni al pittore Gatteri che dà vita ad eleganti ornamenti neoclassici e adorna le pareti con splendide specchiere fatte arrivare appositamente dal Belgio. Caffè Tomaso è anche tra i primi ad introdurre il gelato a Trieste. Nel 1848 assume il nome attuale in onore di Tommaseo, linguista, scrittore e patriota dalmata, il cui ritratto ad olio ed edizioni delle opere ritroviamo custoditi gelosamente al centro del locale, in una bacheca. Su una parete spicca il ritratto del buon imprenditore padovano ad opera di un noto ritrattista dell'epoca, Grigoletti. Spulciando gli archivi del locale si ricavano ulteriori informazioni: un contratto di acquisto del 29 settembre del 1830 mostra che la proprietà del locale è di una certa contessa Lipomana, nome sotto il quale si nasconde Carolina Bonaparte, la vedova di Gioacchino Murat. Un’altra proprietaria degna di nota è la signora Nerina Madonna Punzo, che improvvisandosi editrice di un giornale periodico, “Lettere da un antico caffè” utilizza il locale per farsi portavoce di dibattiti letterari ed artistici.
CAFFÈ TOMMASEO
Arie antiche su quei divani polverosi
le nostre ansie dimenticate nell'incontro
e tutto attorno, le immagini ferme su di noi.
Adoravo parlarti per ore,
mi piaceva come mi guardavi,
mentre le tue mani nervose,
cercavano di spiegare quello che stavi provando
a quell'età; all'età che avevamo
sogni sparsi nei nostri versi,
emozioni mai provate, che cercavamo di capire,
di immaginare, di fantasticare.
Com'era bello guardarti in una giornata di sole,
con il verde dei tuoi occhi che ricordava il mare,
ed i nostri sogni che partivano verso destinazioni
sconosciute, verso incanti mai nati.
Il mare di fronte
e le nostre speranze, le nostre certezze,
le nostre convinzioni che si stringevano
la mano, danzavano su di noi, sopra note mai trovate,
ma bastavano per fare una sinfonia.
Quegli eterni silenzi di fronte ad un caffè,
sorseggiato troppo a lungo,
tanto a lungo che sembrava amaro,
ma c'eravamo noi, l'importante era questo,
noi con la nostra sigaretta in mano, due boccate,
un sospiro, un sogno cacciato via;
lo sguardo si incontrava,
il tempo se ne andava e noi lì
al Caffè Tommaseo.
Poesia di Morena Hervatic (autrice triestina).
Il Tommaseo è stato luogo di ferventi discussioni artistiche, letterarie, storiche e politiche.
Fin dalla sua nascita Caffè Tommaseo è luogo di ritrovo di operatori di banca e della Borsa, giornalisti della “Favilla”- giornale culturale triestino della prima metà dell’Ottocento - artisti, avvocati e letterati tra i quali Stendhal, James Joyce, Italo Svevo, Franz Kafka e Umberto Saba. Tali assidue frequentazioni contribuiscono a connotarlo ironicamente come “conventicola dei dotti e dei patrioti”, tanto che Tommaseo, l’intellettuale eroe della breve e coraggiosa Repubblica di San Marco (1848-1849), ispira il nome definitivo del Caffè. Il legame del locale con il Risorgimento e il movimento irredentista è suggellato dalla lapide incisa situata all’esterno: “Da questo Caffè Tommaseo nel 1848, centro del movimento nazionale, si diffuse la fiamma degli entusiasmi per la libertà italiana”. La vicinanza con il Teatro Lirico Giuseppe Verdi fa sì inoltre che il locale sponsorizzi eventi musicali. Attualmente il Tommaseo è tra i 35 locali italiani appartenenti alla classifica “I più Unità d’Italia” offrendo ogni anno, in occasione dell’anniversario dell’unità, un elaborato “menù tricolore” che si affianca a quelli dedicati a Joyce, Saba e principessa Sissi.

L’eleganza del caffè Tommaseo, fra rigori neoclassici e licenze eclettiche.
Il locale è stato protagonista di un impegnativo restauro nel 1997. L’intervento si è proposto di mantenere inalterato quell’ambiente elegante e luminoso tipico della tradizione dei caffè viennesi. Ecco che i visitatori possono sedersi sulle celebri sedie Thonet o kohn in legno curvato o sulle poltrone in velluto e vivere il piacere di raffinati tavolini di marmo, magnifici stucchi, eleganti lampadari in vetro soffiato, splendide specchiere brunite e statue dal sapore neoclassico. Nel Tommaseo si respira una quiete d’altri tempi, è un luogo cui vivere pienamente il rito del buon caffè quotidiano così com'è radicato nella cultura triestina: un’azione gratificante e “senza tempo”, che si è mantenuta indenne nei ritmi frenetici di oggi. La necessità di stare al passo con i tempi e le esigenze della clientela ha portato gli esercenti a servire brunch e cene veloci, la cucina è stata ampliata, come anche la cantina, che viene gestita dalla storica Enoteca Bischoff.



La città del caffè.
Nel 1719 Carlo VI d’Austria concede a Trieste la "patente" di porto franco: da questo momento in poi iniziano a diffondersi le prime botteghe di caffè dove è possibile acquistare preziose miscele e gustare l’esotica bevanda. Intorno ad essa si crea un importante commercio e nascono molte di ditte di importazione, torrefazioni e aziende di lavorazione. Il binomio Trieste-caffè incentiva la crescita economica e culturale della città e diventa una sua caratteristica peculiare.
Lo stile dei triestini nel prendere il caffè è “palpabile” persino nel lessico utilizzato per ordinarlo: così scopriamo che se vogliamo ordinare un semplice espresso in tazzina dovremo rivolgerci al barista dicendo “un nero”, se lo vogliamo in un bicchiere dovremo dire “nero in b”, dove “b” sta per bicchiere in vetro, se preferiamo un cappuccino dovremo farci portare “un capo”, se siamo amanti della schiuma di latte dovremo optare per un “gocciato”.