Se negli anni ’70 i collezionisti di vetture anteguerra erano personaggi piuttosto eccentrici oggi le auto storiche coinvolgono numerosi appassionati, sono diventate un fenomeno glamour e uno status symbol.

Se chiedessimo a un bambino di disegnare un’auto storica probabilmente traccerebbe grandi ruote a raggi, passaruota sinuosi e un guidatore con capelli al vento, ma la definizione di auto storica è talmente difficoltosa che le regioni italiane, nel legiferare, fanno riferimento ad attributi differenti: alcune fissano un minimo 20 anni di età, altre 30, altre ancora considerano vetture di interesse storico collezionistico solo quelle costruite a partire da una determinata data.

Eccentrici collezionisti e giovani appassionati.
Nell’epoca degli smartphone e delle tecnologie multimediali investire tempo e risorse per recuperare e possedere un’auto che ha decine di anni può apparire alquanto bizzarro e alcuni si chiedono come sia possibile entusiasmarsi per veicoli onerosi, rumorosi e difficili da guidare. Un entusiasmo difficilmente comprensibile per chi usa criteri di giudizio prettamente utilitaristici ma che tuttavia contagia un numero sempre maggiore di persone.

Irriducibili sognatori.
Sicuramente, la passione per l’automobile storica si origina nella parte nostalgica dell’individuo; molti l’acquistano per realizzare un sogno di gioventù. Conosco persone che a causa di ristrettezze economiche hanno acquistato un’Alfa Romeo Giulietta spider in età ormai avanzata. Tuttavia la passione per l’automobile storica non appartiene solamente a signori e signore con capelli bianchi, oggi contagia anche un pubblico trasversale per età e ceto sociale e sono sempre più i giovani che si avvicinano a questo mondo ricco di emozioni.

Carrozzerie da museo.
Le automobili di rilevanza storico collezionistica sono il risultato della dedizione e della fantasia creativa di uomini del passato che hanno spesso dedicato l‘intera esistenza al raggiungimento di un obiettivo tecnico e industriale. Come non emozionarsi, per esempio, davanti alla perfezione stilistica raggiunta nel 1946 dal design di Pinin Farina con la Cisitalia 202 ora esposta al MoMa di New York o ancora il prestigio e l'eccellenza motoristica espressa da un mito planetario come quello della Ferrari.

Esperienze di guida sensoriale.
La vettura storica è una creatura che necessita di molte premure, tutto per percorrere solo pochi chilometri, magari in una frizzante giornata di primavera. Se la manutenzione deve essere scrupolosa e specialistica, e quindi costosa, la maggiore attenzione va posta nella guida: si devono attendere alcuni minuti affinché i liquidi raggiungano la temperatura necessaria e i primi chilometri devono essere percorsi con un’andatura blanda, controllando con qualche colpetto di freno che i grossi tamburi facciano il loro dovere e, ancora, serve un orecchio esperto, capace di interpretare i giri del motore tra una cambiata e l'altra per non irritare gli ingranaggi. Ora che siamo abituati a veicoli gestiti dall’elettronica l’auto storica ci chiede di fare un passo indietro, di risvegliare i sensi e di affinare le abilità, ci obbliga ad un rapporto intimo con la vettura, ci trascina nella comprensione della meccanica. Ma la sinfonia del motore che prende i giri, il profumo della pregiata pelle degli interni, la vista delle sinuose forme della carrozzeria o le asperità del percorso trasferite alle mani che impugnano con forza il grande volante di legno rendono la guida un’esperienza inebriante.
