Nella prima “Corsa più bella del mondo” i piloti sono tutti maschi, nel 1928 la baronessa Avanzo decide di sfidare i pregiudizi e di mettersi in gara con una Chrysler Series 72.

MILLE MIGLIA LA CORSA ELEGANTE
Nel 1927 è un’Isotta-Fraschini che dà il via alla prima edizione della Mille Miglia, un simbolo di potenza maschile ed eleganza femminile. In quel primo anno della Freccia Rossa corrono solo gli uomini, negli anni seguenti il rombo dei motori sarà spesso accompagnato dal sorriso di donne alla guida di auto straordinarie e protagoniste di una corsa dal fascino irresistibile.
"L'eleganza di una donna si adatta benissimo a quella della macchina; anzi, l'una e l'altra si completano".
[Maria Antonietta Bellan, baronessa Avanzo]
ALLA MILLE MIGLIA ARRIVANO LE "DAME"
Già alla seconda edizione, nel 1928, una donna “scende” in strada sfidando i piloti maschi, è Maria Antonietta Bellan, classe 1889, più conosciuta per aver sposato il barone Eustachio Avanzo. Bella e spiritosa guida per passione, Gabriele d'Annunzio la definisce "Nerissima Nerissa, corritrice demoniaca".
Ricca di famiglia, affronta temeraria le polverose strade italiane su una Chrysler Series 72, copilota il figlio dell’ambasciatore del Brasile a Roma, Manuel de Teffè. La fortuna però non le sorride, la loro corsa si ferma a Perugia a causa di problemi meccanici e la baronessa polemizza con il giornalista sportivo Giovanni Canestrini, uno dei “quattro moschettieri”, per non averla mai nominata nei suoi articoli. Parteciperà alle Mille Miglia del 1929 con un’Alfa Romeo 6C 1750 SS, del 1931 con una Bugatti Type 43 e del 1932 con un'Alfa Romeo 6C 1750 GS spider Touring della Scuderia Ferrari. Non riuscì mai a terminare la corsa.
LA CHIAMAVANO “LA SIGNORA QUATTRO PISTONI”
Già da piccola Maria Antonietta è una ribelle e si appassiona ai motori; a 13 anni prende di nascosto la De Dion Bouton a un cilindro del padre e investe il sindaco che cerca di fermarla mentre guida per le vie del paese. Le sue performance fanno scalpore e diventa la donna pilota più famosa di inizio ’900, la prima a correre la Mille Miglia, la Targa Florio e la 500 miglia di Indianapolis, si cimenta inoltre come aviatrice e giornalista sportiva e scrive la sua autobiografia "La mia vita a 100 km l'ora", pubblicata nel 1928 dall'Istituto Editoriale del Littorio di Roma, con la prefazione di Mario Carli, fondatore con Marinetti del movimento futurista. Amica di D’Annunzio, conosce e frequenta anche Hemingway, Modigliani, Mascagni, Ferrari, Nuvolari e, nel mondo del cinema Anna Magnani. Maria Antonietta è peraltro la zia di Roberto Rossellini (anche lui grande appassionato di motori) e il figlio Renzo Avanzo (sceneggiatore, produttore cinematografico e attore) sposa la sorella di Luchino Visconti.
Esordisce nel mondo sportivo delle corse nel 1918, a 29 anni, arrivando prima assoluta nel Giro del Lazio al volante di una Spa 35~50 HP. L'anno dopo nelle gare sul chilometro lanciato a Fano, vicino Cophenaghen in Danimarca, vince la prima manche alla guida di una Packard 12 cilindri Sport, nella seconda manche l'auto prende fuoco e Maria Antonietta con incredibile autocontrollo dirige la vettura nel mare poco distante spegnendo l'incendio. Nel 1921 gareggia nella squadra Ansaldo sul circuito del Garda conquistando il terzo posto dietro Corrado Lotti e Tazio Nuvolari; nel 1923 è nella squadra Alfa Romeo; nel 1932 entra a far parte della Scuderia Ferrari. L’ultima sfida sportiva sarà la Tobruch-Tripoli nel 1940 alla guida di una Fiat 1100 Sport. Durante la guerra la baronessa diventa crocerossina e conduce i camion. Nel 1956, al confine austro-ungarico, recupera con una Jeep i profughi durante la rivolta di Budapest. Il suo impeto si spegne a 88 anni, nel 1977. Luca Malin graphic designer appassionato d’auto d’epoca le dedica un libro: Indomita, la straordinaria vita di Maria Antonietta Avanzo [Malin Comunication]. La
prefazione è di Isabella Rossellini, pronipote della “Indomita”.
“Dov’ella passa, resta l’aspro profumo delle lontananze violentate, proprio come il fulmine che lascia odor di zolfo mefistofelico”. [Mario Carli]
“... e finalmente, ammirata da tutti, la signora Avanzo, sorridente e fresca, al passaggio delle tribune scandisce con le piccole dita il numero dei giri compiuti e lancia colla mano aperta in alto il classico saluto del gladiatore".
[Circuito del Garda del 1921 - Mario Morasso, scrittore futurista e articolista della rivista "Motori Cicli e Sports"]