Suggestivi villaggi di case bianche e imposte verdi punteggiano il suolo vulcanico di Lanzarote.

La tranquilla cittadina di Teguise.
Non solo paesaggi lavici, Lanzarote è anche l’isola dei graziosi paesini caratterizzati dalle tradizionali case bianche, con gli infissi di colore generalmente verde nell’entroterra e blu sul mare.
A Teguise, capitale di Lanzarote fino al 1852, è possibile passeggiare tra i vialetti e immaginare la vita d’altri tempi nell’entroterra dell’isola. Quando Arrecife, sulla costa orientale, divenne capoluogo, molti abitanti decisero di trasferirsi nella nuova capitale. Questo ha permesso alla cittadina di mantenere inalterati alcuni edifici storici.

Teguise deve il nome alla principessa, figlia dell’allora capotribù locale, che sposò Maciot, figlio del conquistatore Jean de Béthencourt. Con l’arrivo dei conquistatori divenne una prospera cittadina, il che la rese un bottino appetibile per i pirati. Le razzie raggiunsero l’apice nel 1618 quando 5.000 bucanieri algerini la saccheggiarono con una violenta invasione, strage oggi rievocata da Callejón de la Sangre (Vicolo del Sangue).
A Teguise si avvertono tanto l’influenza spagnola quanto quella nordafricana (le coste del Marocco sono a soli 100 km di distanza da Lanzarote). Se a Sud dell’isola il paesaggio è tipicamente vulcanico, spostandosi verso Nord l’entroterra lascia spazio a pianure e placide colline, fino alle suggestive scogliere a picco sull’Atlantico della costa Settentrionale.
“La strada di Teguise perfettamente rettilinea, si allungava in mezzo a un deserto di pietre rosse, nere e ocra. Le uniche alture erano, in lontananza, quelle dei vulcani: la loro presenza massiccia aveva qualcosa di stranamente rassicurante. La strada era deserta, e noi procedevamo in un silenzio assoluto. Sembrava di essere in un western metafisico.”
[Dal romanzo Lanzarote di Michel Houellebecq]
Haría e la Valle delle Mille Palme.
Il celebre scrittore canario Alberto Vázquez-Figueroa ha definito Haría “senza dubbio il più bel villaggio dell’isola, se non del mondo”. Può sembrare un’affermazione esagerata, tuttavia questo paesino a nord di Teguise, caratterizzato dalle consuete case bianche con le imposte verdi, vanta di certo una peculiarità: nel XVII e XVIII secolo gli abitanti usavano piantare una palma in occasione di una nascita (due se si trattava di un maschio, una nel caso fosse femmina).




Il paese è celebre anche per essere stato l’ultima residenza del più conosciuto artista sull’isola, César Manrique. Manrique nacque ad Arrecife (Lanzarote) il 24 aprile 1919 ed è il personaggio che più di tutti ha influenzato, preservato e valorizzato la splendida isola canaria, facendo comprendere la sua unicità e il suo valore a tutti gli abitanti. È grazie all’impegno di Manrique se Lanzarote oggi appare come un luogo estremamente curato, privo di ingombranti e chiassosi cartelli pubblicitari lungo le strade, di alieni grattacieli e conserva ancora la tipicità architettonica dei suoi paesini di case bianche e imposte verdi e blu.
Casa Museo César Manrique.
Questa proprietà ad Haría è stata l’ultima residenza del celebre Manrique. Orlata da numerose palme, la casa è stata trasformata poi in museo. Il tempo qui sembra essersi fermato a quando era abitata dall’estroso artista, tanto che vi sono ancora i suoi abiti nell’armadio e la sua collezione di opere d’arte personale. L’atelier è conservato esattamente come Manrique lo aveva lasciato prima di morire nel 1992 in un tragico incidente stradale sull’isola. Fu aperta al pubblico come Casa-Museo nel 2013.

Ad Haría, l’artista trovò la tranquillità e Casa / Museo César Manrique il contatto con la natura che tanto amava, per questo agli inizi del 1986 avviò la costruzione della sua nuova casa riutilizzando e adattando una masseria in rovina, ubicata in una proprietà agricola che aveva acquistato negli anni Settanta. Si avvicinò al linguaggio dell’architettura tradizionale riconsiderata da un punto di vista moderno, nel quale risaltano l’estetica e il comfort.
Attraverso due cortili, si accede ad un mondo sorprendente di beni personali, utensili, oggetti ritrovati e pezzi di artigianato ai quali Manrique diede una funzione estetica. Il contatto con la natura e il territorio circostante, caro all’artista, si palesa attraverso l’esuberante vegetazione, esterna e interna.
Artista, architetto e urbanista, l’impronta di Manrique si manifesta ovunque sull’isola, grazie alle numerose opere e sculture sparse qua e là, ma anche grazie al prezioso lavoro di valorizzazione e conservazione del patrimonio paesaggistico e architettonico.



L’IMPEGNO DI CÉSAR MANRIQUE PER LA SALVAGUARDIA DI LANZAROTE
César Manrique è il personaggio più celebre di Lanzarote, noto inizialmente per le sue opere d’arte contemporanea influenzate da Picasso e Matisse. Dopo aver terminato gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di San Fernando a Madrid (dove visse tra il 1945 e il 1964), organizzò delle esposizioni dei suoi dipinti sia in Spagna che all’estero. Nella prima metà degli anni Cinquanta si avvicinò all’arte figurativa e approfondì le qualità della materia fino a renderla protagonista delle sue composizioni, vincolandosi così al movimento informale spagnolo contemporaneo.L’immaginario della sua produzione pittorica era ispirato dalle impressioni del paesaggio vulcanico di Lanzarote, che l’artista plasmò in una specie di naturalismo non realista che non nasceva dalla copia della natura, ma dalla sua comprensione emotiva: «Cerco di essere la mano libera che dà forma alla geologia», scrisse.
Nel 1954 tenne la sua prima importante mostra di opere astratte e dieci anni dopo raggiunse il culmine del successo con un’esposizione al Guggenheim Museum di New York. Il contatto diretto con l’espressionismo astratto americano, l’arte pop, la nuova scultura e l’arte cinetica, gli permisero di avere una cultura visiva fondamentale per il suo percorso creativo posteriore.
Nel 1966 Manrique tornò sull’isola natale, deciso ad iniziare la sua campagna di preservazione e valorizzazione di Lanzarote. Promosse una serie di progetti artistici e di interventi che risaltassero il valore delle bellezze naturali dell’isola; il suo impegno contribuì alla proiezione internazionale di Lanzarote, inserendosi in modo virtuoso nel contesto della trasformazione paesaggistica e dell’adattamento all’economia del turismo.
Artista eclettico, Manrique fece comprendere agli abitanti dell’isola la straordinaria unicità del luogo in cui vivevano, impegnandosi a fondo nella conservazione dei tradizionali metodi costruttivi e contrastando la diffusione dei cartelloni pubblicitari. Il suo impegno nella protezione dell’ambiente naturale e nella conservazione del patrimonio architettonico spinse le autorità governative locali ad approvare varie leggi per limitare e regolamentare lo sviluppo urbanistico.
Negli anni Ottanta il boom del turismo di massa ha rischiato di cancellare i numerosi sforzi fatti, ma anche grazie ad alcune associazioni locali, sensibilizzate dalla tematica sollevata da Manrique, sono stati denunciati e talvolta contrastati molti abuso edilizi. Manrique ha lasciato opere importanti non solo a Lanzarote, ma anche sulle altre isole dell’arcipelago canario. Interventi vincolati all’industria turistica, ai quali Manrique donò una funzionalità economica e sociale inedita nella cultura spagnola. In esse, l’artista conservava le caratteristiche proprie dei luoghi: un dialogo che ha sempre rispettato la natura, tra i valori architettonici della tradizione locale e le concezioni moderne.