LUCI, CAMERA … AZIONE!
Si dice che dove finisce la realtà, cominci la fantasia…a meno di non trovarsi in Nuova Zelanda.

Immaginiamo di atterrare all’aeroporto di Wellington e recarci al recupero bagagli.

O di voler bere una caffè in paziente attesa del volo successivo.
Questo rende perfettamente l’idea!

Del resto non ci si potrebbe aspettare di meno dal Paese che ospita, tra gli altri, i WETA Workshop (storica società di effetti speciali e oggetti di scena per televisione e cinema che ha supportato la produzione di LOTR, Lo Hobbit, Avatar, …) e la South Pacific Pictures (compagnia cinematografica che ha prodotto Shortland Street, Almighty Johnsons, Whale Rider, con la candidata premio Oscar Keisha Castle-Hughes).
Gli studios da soli, tuttavia, non rappresentano che una minima parte di ciò che la Nuova Zelanda può offrire ai cineasti: tra fonti di ispirazione e paesaggi mozzafiato, sono innumerevoli le meraviglie in cui ci si può imbattere.
Ci troviamo nell’Isola del Nord, immersi nella natura selvaggia, una cascata scroscia alle nostre spalle, mentre dune di sabbia si innalzano dinnanzi a noi; all’improvviso un ligneo guardiano ci sbarra il passo, un Tiki a protezione di un luogo incantevole: Karekare Beach.

Una linea di sabbia nera, sferzata dal vento e teatro di una vera e propria rarità biologica: la spiaggia è disseminata di piccole conchiglie spiraliformi di colore bianco.

Si tratta di esemplari di Spirula spirula, un piccolo cefalopode abissale, mai trovato altrove in una tale concentrazione di esemplari, senza contare che la forma a spirale richiama il Koru, uno dei simboli Maori per eccellenza.
Cosa c’entra tutto questo con il cinema, vi starete chiedendo? E’ sufficiente alzare lo sguardo, lasciare che il vento oceanico accarezzi il proprio volto ed immaginare un pianoforte sul bagnasciuga, per ritrovarsi letteralmente sul set di “Lezioni di Piano”.

Viaggiando verso Sud incontriamo il complesso delle Waitomo Caves, ed appena entrati non è difficile immaginare decine e decine di nani al lavoro per estrarre oro e pietre preziose dalle profondità delle Miniere di Moria.

Proprio in questo complesso si trova una fiorente popolazione di Arachnocampa luminosa, una classe di piccoli vermi che secernono una sostanza bioluminescente per attrarre le proprie prede.
Non è possibile effettuare fotografie, ma chiudete gli occhi ed immaginate di trovarvi su una piccola imbarcazione che lentamente scivola lungo le tranquille acque di un lago sotterraneo; sopra la testa la volta della grotta costellata da un’infinità di piccole luci, un vero e proprio firmamento blu elettrico: se Dante avesse visitato le Waitomo Caves, avrebbe senza dubbio modificato l’ultimo verso del suo “Inferno”: e quindi entrammo a riveder le stelle!

Tornati alla luce del sole, facciamo rotta verso la foresta di Waipoua, un’immensa distesa di Kauri, tra cui campeggia, fiero, Tāne Mahuta, il re della foresta.
Ormai prossimo alla fine del suo ciclo vitale, si stima abbia tra i 1.250 e i 2.500 anni di età; basta un solo sguardo per rivedere la saggezza e la maestosità degli Ents nascondersi tra le fronde di questo gigante, per il quale dieci paia di braccia non sono sufficienti a cingerlo completamente.

Concludiamo questo breve viaggio cinematografico nell’Isola del Sud, nei pressi delle rovine del popolo Waitaha, una leggendaria e pacifica tribù, via via assorbita dalla ben più animosa civiltà Maori (ma questa è un’altra storia…).
Osservando attentamente sembra quasi di scorgere Aslan passeggiare pigramente tra le rovine.
