Nel parco naturale che si estende tra i fiumi Saja e Besaya, da cui prende il nome, c’è una strada lunga oltre 60 km che attraversa tutta la regione autonoma della Cantabria. È la Ruta de los Foramontanos.
La Ruta de los Foramontanos
Le invasioni musulmane che la Spagna del Nord subì nel periodo dell’Alto Medioevo costrinsero le popolazioni autoctone a rifugiarsi ‘foras monte’ (fuori dalla montagna) tra i Pirenei della Cordigliera Cantabrica. Fino a che la Reconquista non fu terminata e non furono liberi di tornare nella meseta castigliana i cantabrici furono conosciuti come Los Foramontanos. Di conseguenza il percorso che attraversa il parco naturale della regione ne ha preso il nome.
Letteratura e fotografia del XX Secolo
Tra il verde acceso del paesaggio bucolico si scorge Mazcuerras, città natale della scrittrice realista Concha Espina, che merita certamente una tranquilla passeggiata. L’autrice per tre volte vicina al Premio Nobel e considerata una delle più importanti figure letterarie spagnole tanto che in onore della sua prima grande opera ‘La niña de Luzmela’ il comune ha cambiato il suo nome in Luzmela per un breve periodo.
Per
noi “gente del nuovo millennio”, è davvero difficile immaginare
come Concha Espina abbia vissuto tra le strette vie di Mazcuerras
agli inizi del Novecento. Il paese però ci ha voluto aiutare: grazie
al lavoro del medico e scultore José Antonio Andrés Vera, che
incessantemente ha chiesto ai vicini delle fotografie antiche di
famiglia, sono state esposte ben Trentasei fotografie a grandezza
naturale sulle pareti esterne delle case nelle quali son state
trovate. Il passato torna protagonista e ci fa rivivere momenti
semplici, scene di vita quotidiana, alle quali noi, forse, non siamo
più abituati.
Accanto
a queste fotografie, si possono scorgere delle testimonianze di
contadini, estratti di testi o poesie di autori famosi collegati a
Mazcuerras.
La
semplicità delle parole e delle immagini domina la scena.
Padre
e hija
Padre
e figlia
“Ci
saranno pochi padri così orgogliosi come me della figlia che vi
presento. Mia figlia Filomena, la migliore e più bella in tutte
queste valli, una figlia migliore e più bella non poteva esistere.
Ecco,
mi sento orgoglioso. Perdonatemi se mi son dimenticato di
presentarmi, mi chiamo Francisco Fernández Sagastizábal e io e la
mia famiglia vivevamo in questi paesi.”
Los
perejilos
I
prezzemolini
“Si,
signori con questo nome era conosciuta la mia famiglia, da molte
generazioni e non so il perché di tale soprannome, non era offensivo
né ci dava fastidio. Siamo gente umile, però di onore, le vesti che
vedete qui sono le migliori del nostro armadio, semplici ma pulite.
Mi
son dimenticato di dirvi i nostri nomi, il “sentao” (seduto),
sono io e mi chiamo Ernesto, e parlo perché mia moglie parla poco,
Polinaria, però lavora moltissimo. Mia figlia si chiama Eufrasia e
per me è la migliore e più bella al mondo.
Non
so perché mi chiamarono “il prezzemolo” però posso dirvi che un
mio caro amico fu chiamato “hierbabuena” (menta piperita), per
cui la menta piperita e il prezzemolo sempre se ne andavano a spasso
insieme.”
Yo
soy una mujer, nacì artista
Io
sono una donna, sono nata artista
“Io sono una donna; sono nata artista è un lavoro ispirato alla poesia in cui recita il personaggio della Musa Errante nella novella “La Esfinge Maragata” – Concha Espina.
Luzdivina
“Mi
chiamo Manuel Glez e discendo da uno di questi paesi tanto belli che
giacciono in questa valle, però vi voglio parlare soprattutto di
quello che accadde nel 1918.
La
foto che vedete qui fu scattata il giorno del nostro matrimonio,
correva l’anno 1917 e mi ero appena sposato con la donna più
meravigliosa e bella del mondo, basta guardare la foto per vedere ciò
che io ho sempre visto in lei.
I
cieli mi lasciarono poco tempo per star con lei. In quegli anni
arrivò la “gripe española” (influenza spagnola) e si avvicinò
a casa nostra. Facemmo ciò che potemmo e ci trasferimmo nel bel
paese di Puentenasa, ma l’influenza viaggiava molto più veloce di
noi, e ci prese entrambi. Si, mi portarono via la mia preziosa
moglie, che si chiamava Luzdivina (“luce divina”), nome che non
servì a farla rimanere un po’ di più con noi, e così fummo di
questo mondo solo l’anno del matrimonio.”
Un
poco triste
Un
po’ triste
“Mi sentivo così quando mi hanno fatto questo ritratto, le circostanze del momento mi resero così, però poi passò tutto, come passa la vita. So che state fissando il mio vestito, ma in quegli anni le donne si vestivano così, non si potevano scorgere i piedi nemmeno per sbaglio.”
Puente
Mancia
Ponte
moscio
“Questi erano i
nostri cognomi e tuttora se vanno a spasso per questi paesini. Si, lo
so che io sono seduto e lei in piedi, ben retta e decisa, perché in
paese così la si conosceva, dritta e si diceva anche che fosse una
bella persona.
Io ero un uomo
che non conosceva altro oltre al lavoro, avevo voglia di fare ed ero
ben disposto, ma lei era la mia benedizione, aiutava tutti e dirigeva
bene la casa e i figli son cresciuti tutti molto bene. Abbiamo ancora
molti nipoti in questi paesi.”
“L’aria che si beve come linfa vitale e talmente elegante, l’acqua nascente si respira. Con la qualità dell’arpa la luce vibra nei pioppi. Il rumore si sparge in sospensioni senza tempo” Gerardo Diego