Fra scogliere vertiginose, spiagge bianche lambite da onde imponenti e prati che sfiorano ogni possibile sfumatura di verde, l’Irlanda custodisce numerose e importanti testimonianze del periodo megalitico.

Lungo la Wild Atlantic Way, la strada che segue incessantemente la costa occidentale dell’isola per ben 2500 chilometri, si incontrano brughiere, fari, porti, scogliere e piccoli villaggi di pescatori, ma non solo: chi viaggia alla scoperta del passato può trovare una vasta gamma di siti archeologici a poca distanza dalla costa. Dolmen, menhir, tumuli con camere e passaggi segreti. Sin dal IX millennio a.C. l'isola verde è stata abitata da popolazioni che erigevano tombe con grandi pietre per tumulare e onorare i defunti e per creare una sorta di contatto con le divinità. Le imponenti costruzioni sono state spesso riutilizzate nei millenni successivi per funzioni religiose e sacrificali. L'aurea misteriosa di questi reperti si stampa indelebilmente nella memoria dei visitatori.


Partendo dalla contea del Donegal, tra un concerto fiddle, un castello e una passeggiata verso Capo Malin, perché non fermarsi ad ammirare il famoso dolmen di Kilclooney, situato in un campo privato appartenente da generazioni alla famiglia McNeils, che accoglie sempre entusiasta i curiosi turisti.

La landa desolata, il cielo perennemente grigio e l’imponenza del monumento faranno venire voglia di scoprire altri “giganti” che da millenni si adagiano sulle terre dei Leprechaun. Così a pochi chilometri nell’entroterra si raggiunge l’isola di Boa, situata sul lago Lower Lough Erne e il cui nome ricorda la dea celtica della guerra, Badhbh. Qui, tra gli arbusti e l’acqua salmastra si incontrano due figure antropomorfe anonime incise su pietra risalenti all’Età del Ferro britannica. Una di queste possiede due facce e viene chiamata Janus dopo che il poeta Seamus Heaney celebrò, nel 1996, la scultura in nome del dio Giano, dio della dualità e del tempo, rappresentato con due volti: uno rivolto al futuro e uno al passato.

Si torna poi sull’Atlantic Way fino a raggiungere il sito di Carrowmore, nella contea di Sligo: è uno dei più grandi centri archeologici di tutta l’isola e conta più di 27 monumenti in diversi stati di preservazione. Da cerchi di rocce a dolmen e tumuli con camere segrete, questo sito archeologico convince i visitatori di essere tornati indietro nel tempo.

Sempre nella contea di Sligo, per gli appassionati di mitologia è possibile visitare Carrickglass, il luogo in cui, secondo la leggenda, furono combattute le battaglie di Maige Tuireadh (tradotto in inglese “Moytura”). Durante la prima di queste, Nuada Braccio d’Argento, sovrano del popolo pre-gaelico dei Túatha Dé Danann, perse un braccio e secondo le usanze del tempo, non potendo più governare senza un arto, dovette cedere la sua sovranità a Bress, principe dei Fomoriani. Grazie poi ad una protesi d’argento, Nuada poté ritornare a combattere per riprendere il potere ma, durante la seconda battaglia, fu ucciso e decapitato da Balor Occhio Malvagio, guerriero dei Fomoriani. La leggenda narra che dopo la morte del grande re Nuada, fu eretto un grande dolmen proprio sopra il suo corpo. Mentre un menhir vicino si dice essere il gigante Eglone, trasformato durante la battaglia in un pilastro di roccia.
“In Ireland this world and the world we go to after death are not far apart” ("In Irlanda questo mondo e quello in cui andiamo dopo la morte non sono così distanti").
[William Butler Yeats]
Aggirando il vicino lago Lough Arrow si arriva in una ventina di minuti al complesso tombale di Carrowkeel, sito rimasto intoccato dalla mano dell’uomo fino al 1911, quando iniziarono i primi scavi. Fino ad allora nessun esploratore aveva mai osato aprire uno dei tumuli funerari che emergono dal desolato terreno di Carrowkeel. Per questo motivo non esistono leggende o nomi locali per designare il luogo e i vari tumuli vengono tutt’oggi distinti tramite lettere dell’alfabeto.
Carrowkeel rimane uno dei siti megalitici più suggestivi dell’isola proprio perché la percezione di abbandono e incontaminato rimane vivida nelle sensazioni di tutti i visitatori.

Spostandosi verso Sud, dopo aver visitato la ridente cittadina di Galway con i suoi negozietti colorati, barchette al largo e cozze da favola (la città ospita annualmente il Connemara Mussel Festival, occasione per assaporare i frutti dell’Oceano Atlantico), si può continuare la “rotta megalitica” con un salto alla Turoe Stone, masso granitico risalente al II secolo a.C. che riporta incisioni astratte e curvilinee ispirate allo stile La Tène.

Il percorso non può non continuare con la visita al più famoso Dolmen di Poulnabrone, nella contea di Clare. Traducibile con “Il Buco dei Dolori”, il dolmen è stato costruito tra il 4200 e il 2900 a.C. ed è stato giaciglio funerario per una ventina di defunti che millenni fa sono stati seppelliti sotto il monumento insieme a oggetti personali quali ciondoli di osso, cristalli di quarzo, armi e ceramiche. È stato anche ritrovato il corpo di un neonato sepolto appena fuori l’ingresso molti anni dopo, circa nel 1700 a.C. Il paesaggio circostante dominato da pietra calcarea friabile è immerso nel silenzio e si è portati ad immaginare i volti di coloro che, millenni or sono, sono stati seppelliti onorevolmente sotto le imponenti lastre di granito.

Volendo poi seguire le note di Fiorella Mannoia che in Cielo d’Irlanda canta “Dal Donegal alle Isole Aran […]” è possibile salpare dal villaggio di Doolin e in un’ora di navigazione arrivare alle isole Aran, e precisamente sull’isola maggiore, Inishmore. L’isola, caratterizzata da scogliere mozzafiato, ospita il più famoso forte in pietra preistorico: Dùn Aonghasa, che si affaccia a strapiombo su una scogliera di 100 metri. L’artista e archeologo George Petrie lo aveva definito, già nel XIX secolo, “the most magnificent barbaric monument in Europe” (“il più magnifico monumento barbarico d’Europa”) e non aveva torto: il forte consta di quattro muri a secco concentrici a creare probabilmente una forma ovale o a “D”. Purtroppo però nei millenni la scogliera ha ceduto al movimento incessante delle onde e allo spirare sfinente del vento ed è crollata, rovinando la forma originaria. Nonostante la chiara posizione difensiva del forte, gli archeologi pensano che la funzione primaria fosse di tipo religioso e cerimoniale in quanto l’accensione di falò sacrificali poteva essere vista dalla terraferma.

Per finire il viaggio nei meandri del Neolitico si arriva all’ultima zona da esplorare ovvero il Sud-Ovest dell’isola e precisamente le contee di Kerry e Cork. “Statio Bene Fida Carinis” (“Un porto sicuro per le navi”) è il motto dei cittadini di Cork, che si godono a pieno la tranquillità del mare e la calma del vento. Soggiornando nella seconda città più grande d’Irlanda le attività e i luoghi da esplorare non mancano e, tra le altre cose, è inevitabile visitare altri due siti megalitici di estrema importanza: il cerchio di Drombeg e quello di Kenmare. I due siti presentano lo stile tipico della regione Sud dell’isola, chiamata Munster. I dolmen infatti spariscono e spuntano cerchi di pietre, che, a seconda della disposizione, creano assi particolari che si allineano con i raggi del sole all’alba durante i solstizi o gli equinozi. Il cerchio di Kenmare è anche chiamato “The Shrubberies” (“gli arbusti”) e ospita nelle vicinanze un albero fatato che scaccia via tutti i cattivi presagi. Mentre il cerchio di Drombeg è chiamato dai locali “Druid’s Altar” (“l’Altare dei Druidi”) ed esattamente al centro ospita la salma di un adolescente avvolto in una coperta spessa morto probabilmente attorno al 1000 a.C.


Il “percorso megalitico” qui descritto è facilmente accessibile a chi percorre la stupefacente Wild Atlantic Way, certo sono necessarie alcune deviazioni.